Notule
(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)
NOTE
E NOTIZIE - Anno XX – 28 ottobre 2023.
Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org
della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia”
(BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi
rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente
lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di
pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei
soci componenti lo staff dei
recensori della Commissione Scientifica
della Società.
[Tipologia del
testo: BREVI INFORMAZIONI]
Malattia di Alzheimer: individuato un
meccanismo che aggrava l’apoptosi. Una forma troncata
della chinasi Dyrk1A ha un ruolo fondamentale nella patogenesi della malattia
di Alzheimer, ed è noto che l’ipo-espressione della anti-apoptotica
Bcl-xL è strettamente correlata con la perdita di
neuroni nelle fasi avanzate della neurodegenerazione alzheimeriana. Zhang e
colleghi hanno scoperto che la Dyrk1A troncata aggrava la morte neuronica per
apoptosi inibendo l’inclusione Bcl-x exon 2b ASF-mediata. I ricercatori ipotizzano che nell’Alzheimer
l’aumento della Dyrk1A e della Dyrk1A troncata possa aggravare l’apoptosi
neuronica riducendo la ratio di Bcl-xL/Bcl-xS mediante fosforilazione di ASF. [Cfr. CNS Neurosci Ther. AOP – doi:
10.1111/cns.144933, 2023].
Memoria cellulare: il priming
delle vescicole chiarisce un meccanismo di LTP.
Nonostante decenni di ricerca, alcuni quesiti sul potenziamento a lungo temine
delle sinapsi (LTP), che costituisce il cardine della memoria cellulare nel
cervello, rimangono senza risposta, soprattutto a causa di un’incompleta
conoscenza della funzione presinaptica. Sappiamo che il processo molecolare che
genera vescicole sinaptiche “competenti per la fusione” è detto priming:
molte delle proteine partecipanti al priming sono state identificate da lungo
tempo, ma solo recentemente è stata scoperta una grande eterogeneità fra le
vescicole già sottoposte a priming. Iron Weichard e colleghi, in uno studio presentato da Thomas Südhof,
hanno dimostrato che questa eterogeneità fornisce una spiegazione in termini di
meccanismo del processo di LTP nel compartimento presinaptico. [Cfr. PNAS
USA – AOP doi: 10.1073/pnas.2305460120, 2023].
Risultati significativi ristabilendo le
sensazioni plantari nei pazienti amputati. Dopo l’amputazione
di una gamba i pazienti, pur abituati all’uso della protesi, hanno spesso scarsa
sicurezza nell’equilibrio, alterazioni del passo e paura di cadere, soprattutto
a causa della mancanza di informazioni propriocettive normalmente provenienti
dalla pianta del piede. Daekyoo Kim e colleghi hanno
ristabilito roboticamente la sensibilità plantare ottenendo
aumento della sicurezza, scomparsa della paura, simmetria del passo e percezione
della propria velocità. Questo esperimento dimostra l’efficacia del feedback
artificiale per la funzione dei circuiti di controllo motorio del sistema
nervoso centrale. [Cfr. Science Robotics 8 (83):
adf8997, October 2023].
Traumi infantili: depressione e PTSD
sono in stretto rapporto con l’anedonia. L’anedonia,
ossia la drastica riduzione della capacità fisiologica di provare piacere,
nelle sue varie forme legate alla bassa attivazione del sistema a ricompensa
cerebrale, è risultata strettamente connessa con la gravità dei sintomi di depressione
e disturbo post-traumatico da stress (PTSD) conseguenti a traumi
psichici subiti nell’infanzia, in uno studio condotto da Shilat
Haim-Nachum e colleghi [Cfr. J Affec
Disord 344: 577-584, Oct
18, 2023].
Perché le femmine della rana europea
comune fingono di essere morte. Si conosce bene la
capacità dei primati e dei carnivori di fingere per ingannare i co-specifici e
ottenere vantaggi, ma ora è stato osservato e studiato in dettaglio un
comportamento di simulazione delle rane europee. Il progetto di ricerca del
Museo di Storia Naturale di Berlino, diretto da Carolin
Dittrich esperta di ecologia comportamentale ed evoluzionistica, ha consentito
di rilevare che le femmine di questi anfibi, per evitare un accoppiamento
indesiderato, entrano in uno stato di “immobilità tonica” che le fa apparire
morte; i maschi, considerandole cadaveri, se ne allontanano. [Cfr. Royal
Society Open Science – AOP doi: 10.1098/rsos.230742, Oct.
2023].
Caratterizzazione di tutti i tipi cellulari
neuronici e gliali del cervello umano. La rivista Science
ha dedicato in questo mese di ottobre un numero monografico speciale presentato
dall’articolo di Mattia Maroso A quest into the human brain e dedicato all’impresa monumentale
di caratterizzazione citologica di tutti i tipi neuronici e gliali presenti nel
cervello umano. L’impresa è stata condotta dal National Institute of Health’s Brain Research
attraverso l’iniziativa Advancing
Innovative Neurotechnologies (BRAIN) – Cell Census
Network (BICCN) lanciata nel 2017 e costituita da un consorzio di centri di
ricerca distribuiti in Europa e Stati Uniti, che cooperano per la definizione
di tutti i caratteri e le funzioni delle cellule cerebrali dell’uomo, dei primati
non umani e dei roditori. I risultati del lavoro compiuto fino a oggi sono
presentati in Science, Science Advances e Science
Translational Medicine. [Cfr. Science 382 (6667):
166-167, 2023].
Un verme colora a bande le antenne delle
lumache e le trasforma in “disco zombie”. È Leucochloridium
paradoxum il platelminta che entra nelle antenne
delle chiocciole ingrossandole e colorandole intensamente e vistosamente a
bande verde smeraldo con righe bianche e altre tinte del verde fino al nero. L’elminta
assume il controllo della struttura cerebrale del gasteropodo provvisto di
conchiglia e genera un sorprendente movimento ritmico di danza, che ha indotto
i ricercatori a chiamare queste chiocciole disco zombie snails.
La danza insieme con la colorazione “a bande psichedeliche” attrae gli uccelli,
i quali beccano le antenne assumendo il parassita e diventando ospiti intermedi
del platelminta, che eliminano con le deiezioni nell’ambiente, riavviando il
ciclo. [Live Science (Future US Inc.)
e BM&L-Italia, ottobre 2023].
Frode Fonnum (1937-2023):
un grande neuroscienziato nel ricordo commosso dei nostri soci.
Non molto noto in Italia, Frode Fonnum è stato un
punto di riferimento per due generazioni di ricercatori ed è stato considerato
una colonna portante dell’edificio della moderna neurobiologia; Storm-Mathisen e Johnston lo hanno definito una “Tower of Strenght” per le neuroscienze, la neurochimica e la
tossicologia. I suoi lavori fornirono le più importanti evidenze sperimentali
del ruolo di neurotrasmettitori del glutammato e del GABA, rispettivamente il maggiore
mediatore eccitatorio e il maggiore mediatore inibitorio del cervello umano e
della maggioranza dei mammiferi. Molti ricordano il suo prezioso contributo di
esperto ed organizzatore della cooperazione con la ricerca europea; noi lo
abbiamo conosciuto e apprezzato nel ruolo di Presidente della International
Society for Neurochemistry (ISN). Frode Fonnum è scomparso per morte improvvisa all’età di 86 anni.
[BM&L-International, ottobre 2023].
Gli studi di Thomas Südhof sulla neurexina 3: un incontro della Società Nazionale di
Neuroscienze BM&L-Italia. Seguendo analoghe
iniziative di vari istituti neuroscientifici internazionali, la nostra società
ha svolto un approfondimento sulla ricerca che ha portato alle conoscenze
attuali sulle neurexine. Le molecole di adesione
cellulare presenti in sede presinaptica, denominate α-neurexine e β-neurexine,
sono state sempre accuratamente studiate e già vent’anni fa era bene
documentata la loro importanza generale per la trasmissione sinaptica; tuttavia,
le funzioni delle neurexine fino agli studi di Südhof
e collaboratori erano rimaste in gran parte sconosciute. I ricercatori, usando
topi knockout costitutivi e
condizionali appositamente generati, che hanno come target tutte le isoforme delle neurexine-3α e delle neurexine-3β,
hanno scoperto che la neurexina-3 è differentemente richiesta per distinte
funzioni sinaptiche nelle diverse regioni cerebrali.
Le molecole
di adesione cellulare (CAM) sono divise in quattro gruppi maggiori o
“superfamiglie”: IgCAM, caderine,
integrine, e CTLD. IgCAM, caderine
e integrine sono state funzionalmente implicate in numerosi processi nel
sistema nervoso, mentre le CTLD sono state caratterizzate nel sistema
immunitario. Oltre queste, nel sistema nervoso sono state descritte famiglie di
CAM quali netrine/neurexine
e semaforine, che sono allo studio per i loro ruoli
nella formazione delle sinapsi e nella plasticità sinaptica. Le netrine, le neurexine e le neuroligine (loro
recettori) costituiscono uno dei più conosciuti sistemi di molecole di adesione
cellulare implicati nella regolazione della differenziazione sinaptica.
Ricordiamo, anche, che le semaforine e i loro
co-recettori plexine e neuropiline
furono originariamente scoperte quali molecole filogeneticamente conservate e
agenti nella regolazione della guida dei coni di crescita degli assoni, ma poi implicate
nella regolazione della formazione sinaptica e della plasticità sinaptica[1]
(v. Note e Notizie 27-06-15 Il Premio Nobel Südhof definisce specifiche
funzioni della neurexina-3).
Thomas C. Südhof, Katsuhiko
Tabuchi, Jason Aoto e i loro colleghi, impiegando nuovi
topi knockout costitutivi e
condizionali per tutte le isoforme di neurexine-3
(α e β), hanno scoperto ruoli presinaptici e post-sinaptici
diversi di queste molecole in differenti regioni dell’encefalo, particolarmente
in ippocampo e bulbo olfattivo. [BM&L-Italia,
ottobre 2023].
La comunicazione impone i suoi paradigmi
alla cultura e alle coscienze. La ribellione contro
l’egemonia della comunicazione massmediatica sulla cultura e sulle coscienze
non è cosa nuova, e quasi vent’anni fa Mario Perniola, allora docente all’Università
di Kyoto, nel suo libretto Contro la comunicazione, si scagliava contro
il forum permanente, e solo apparente come tale, che sembra aver messo a
tacere le forme tradizionali di creazione e trasmissione della cultura,
sentenziando – non senza ragioni – che la comunicazione è l’opposto della
conoscenza ed è nemica delle idee perché le è essenziale dissolvere tutti i
contenuti[2]. Anche uno
dei “professori della RAI” scrisse un saggio dal titolo Scomunicare, che
per la verità era uno scritto che si presumeva erudito, con riferimenti dotti
da spigolature mal comprese e mescolate nel medium di un linguaggio “al passo
coi tempi”, con qualche spunto interessante e molti strafalcioni.
Ma la questione fondamentale non è
personificare la comunicazione e farne una sagoma-bersaglio o un punch-ball da colpire per attrarsi le simpatie di quella
parte integrante e inconsapevole della doxa mediatica che si identifica sempre
con ruoli controcorrente ma è troppo devota alla pigra passività mentale del
figurante professionista sulla scena del mondo, per riempirli di contenuti, significati
e riflessioni intelligenti. A nostro avviso, la questione è richiamare l’attenzione
su ciò che sta accadendo da qualche decennio nella dimensione della
comunicazione, particolarmente per tutti quegli aspetti che possono causare danni,
non solo culturali.
Dunque, per quanto banale possa apparire
il dichiararlo, è necessaria un’enunciazione esplicita per dovere di chiarezza:
non è in questione il processo alla comunicazione, ma la denuncia di questa
comunicazione mediatica, con le sue storture, i suoi deficit, la sua
mancanza di un’anima, i suoi presupposti che tagliano fuori tutto ciò che è profondità
umana, meditazione filosofica, spessore culturale; è in questione la denuncia
della sua particolare struttura politico-giornalistica che è divenuta forma
che prevale sulla sostanza e paradigma assoluto da applicare
necessariamente a tutti gli aspetti della vita umana. È un veicolo che, nel suo
galleggiare come uno scafo di propaganda sul mare delle coscienze, ha preso
progressivamente a trascorrere, in una lenta deriva, dalle terre dell’ideologia
ai lidi del commercio. È un prodotto. È basato sul successo della sua vendita. E
le teste parlanti che lo producono – che si fingono o si presumono “teste
pensanti” – pontificano spiegandoci che si tratta di un prodotto che vale quanto
è stato pagato, e in quanto è stato pagato.
E del valore dei contenuti in funzione
della loro rilevanza antropologica, cosa ne è stato? Non importa a nessuno,
perché anche la stragrande maggioranza degli utenti privati dei social media,
che li usa senza ragioni professionali, commerciali o di tornaconto di
qualsiasi genere, è passivamente appiattita sull’ideologia mediatica corrente, sulla
superficialità e sul formalismo del politically correct, senza il minimo
accenno al ragionamento o all’uso di un paradigma interpretativo. E può parlare
di qualsiasi cosa, dall’aggressione russa all’Ucraina all’aggressione di Hamas
a Israele, passando per questioni personali, fatti del giorno, cronaca nera, gossip
vari, risultati sportivi, pubblicità scambiate per notizie, sempre rispettando una
gerarchia di priorità di cui la maggioranza non è assolutamente consapevole.
E, a proposito dell’inconsapevolezza, si
potrebbe aprire il capitolo dello psittacismo, ossia della caterva di errori
linguistici che si propagano per imitazione pappagallesca, ma non è questa la
sede. Gli errori, anche di contenuto, si propagano in misura esponenziale
essenzialmente per due ragioni: 1) il potere intrinseco di diffusione
moltiplicativa dei media attuali; 2) nessuno più corregge nessun altro
per rispettare la regola del politically correct e, soprattutto, per non
alienarsi simpatie mediatiche.
Il valore di ciò che si dice,
oltre ad essere stabilito dal valore economico direttamente legato al
messaggio, può essere ricondotto al valore economico potenziale: il numero di followers
dei social media rinvia – e non solo concettualmente – al valore di audience
dei media tradizionali, monetizzato dagli sponsor della fascia oraria.
Ma la questione del “valore reale”
ritorna con lo spinoso problema della verità nella comunicazione. L’escamotage
politico-mediatico degli ultimi vent’anni è la trasformazione dei fatti in
opinioni, con la scomparsa della verità nel suo significato proprio, e l’uso
mediatico della parola “verità” per dire “versione dei fatti”: la “sua verità”.
Ma cosa vale una comunicazione se non è vera, in quanto diversa dalla realtà
che rappresenta o in quanto esprime una nozione sbagliata?
Tredici anni fa Salvatore Natoli, con cruda
ed efficace severità, così si esprimeva: “C’è sincerità solo se c’è un rapporto
responsabile con la verità e questo è impegnativo. Quando questo rapporto non c’è,
della sincerità restano solo i tratti esterni, l’apparenza: bene che vada si trasforma
in ingenuità, un intervallo ancora apprezzabile prima di cadere nel
semplicismo. Capita così che in tutta sincerità si possano dire – e perciò
anche credere – grandi stupidità nella convinzione di dire pure verità. Questo
rischio lo si corre più che mai oggi, in un tempo in cui tutti hanno libero accesso
al discorso e dicono, magari, quel che pensano, ma senza avere adeguata
cognizione di quello che dicono. Lungi dall’essere sinceri, parlano a vanvera e
non solo si ingannano, ma possono essere facilmente ingannati e con le loro
stesse parole, al modo: ‘ti dico quello che vuoi sentire’ e così ribadisco
la tua ignoranza. La conferma non solo ratifica l’errore, ma permette a chi è
in malafede di usare la buona fede degli altri a proprio vantaggio”[3].
Sulle peculiarità della nuova
comunicazione “digitale” sono stati versati i proverbiali fiumi di inchiostro
ma, a quanto pare, quella conoscenza non è mai diventata un patrimonio comune di
nozioni da gestire con intelligenza critica.
Una questione evidente, ma non banale,
di cui sono tutti a conoscenza, ma che vede l’impotenza generale di fronte ai danni
e ai guasti che provoca quando si esercita sui contenuti sbagliati, è l’amplificazione.
Un’altra questione è il non aver voluto
creare canali distinti e separati per i contenuti culturali e la
pubblicità. Noi abbiamo cercato di dare il buon esempio nel nostro piccolo: in
venti anni non abbiamo mai accettato alcun tipo di propaganda o pubblicità
commerciale, risentendone economicamente perché non godiamo di sovvenzioni
pubbliche, ma rimanendo fedeli a un rigore che ci sembra doveroso e necessario.
Ci fermiamo qui, perché come “notula” è
già fin troppo lunga, ma torneremo ancora sull’argomento. [BM&L-Italia, ottobre 2023].
Sinergie creative: la risorsa dei
poliedrici. I grandi geni della storia, come Leonardo da Vinci
o Pico della Mirandola, che un tempo erano proposti ai giovani quali modelli da
imitare, erano personalità poliedriche e, sebbene eccellessero tanto in un’arte
o in un’abilità da superare coloro che vi si dedicavano in maniera esclusiva,
spendevano parallelamente altri talenti in altre imprese. Non si trattava di
esprimere, manifestare od ostentare la ricchezza dei doni ricevuti in dote
dalla natura, ma di un modo di procedere, quasi un metodo nato da un’esigenza e
poi sviluppato intenzionalmente per averne apprezzato l’efficacia.
Esercitare l’intelligenza e la
creatività contemporaneamente in campi diversi migliora le prestazioni, per
effetto di sinergie fra apprendimenti in crescita secondo processi
neurofisiologici che richiedono ancora molti studi per essere conosciuti e
compresi. Senza avere strumenti per porre la questione in termini di processi
cerebrali, ma solo per intuitiva fiducia in quanto insegnavano i maestri d’arte
in base a tradizione ed esperienza, Johann Wolfgang Goethe aveva preso ad esercitare
con costanza sistematica le sue abilità di disegno per migliorare le sue
qualità di letterato e filosofo, come possiamo costatare leggendo questa
lettera scritta a Charlotte von Stein il 21 dicembre 1787:
L’esercizio del disegno e lo studio dell’arte
giovano alla mia creatività poetica anziché ostacolarla; giacché si deve
scrivere poco, disegnare invece molto. Vorrei solo poterti far partecipe della
mia attuale idea dell’arte figurativa; per quanto sia ancora inadeguata, mi dà
soddisfazione perché è vera e acquista sempre maggior portata. Incredibile è l’intelligenza
e la coerenza che domina nei grandi maestri. Se arrivare in Italia ha
significato per me la rinascita, soltanto ora comincia quella che si può
chiamare la mia rieducazione.
Quelli che ti ho mandato finora sono
solo futili tentativi. Per mezzo di Thurneisen ti
spedisco un rotolo dove le cose migliori sono di mano altrui; penso che ti
piaceranno[4].
In precedenza, il 7 dicembre, aveva
scritto a Herder: “Questa settimana è stata dedicata al disegno…” e, il giorno
dopo, a Charlotte aveva scritto: “Non puoi credere quanto mi rallegri che ti
sia piaciuta la mia canzonetta…” e poi si augura una sua migliore accoglienza dell’Egmont, testo di un’opera ispirata al condottiero fiammingo
Egmont, che Goethe aveva appena scritto
e, negli anni seguenti, ottenne che fosse musicata da Ludwig van Beethoven.
Le sinergie creative non sono una
risorsa esclusiva dei grandi geni: oggi sappiamo che costituiscono una
possibilità per chiunque voglia farvi ricorso ed esercitarle; naturalmente,
promettono sicuri miglioramenti in proporzione alle doti naturali di ciascuno,
compresa la capacità di applicazione. [BM&L-Italia,
ottobre 2023].
Notule
BM&L-28 ottobre 2023
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La Società Nazionale di Neuroscienze BM&L-Italia, affiliata alla International
Society of Neuroscience, è registrata presso l’Agenzia delle Entrate di Firenze,
Ufficio Firenze 1, in data 16 gennaio 2003 con codice fiscale 94098840484, come
organizzazione scientifica e culturale non-profit.
[1]
Pastekamp R. J. & Giger R. J., Current
Opinion in Neurobiology 19 (3): 263-274,
2009.
[2] Cfr. Mario Perniola, Contro
la comunicazione, Einaudi, Torino 2004.
[3] Salvatore Natoli, L’edificazione
di sé – Istruzioni sulla vita interiore, pp. 60-61, Editori Laterza,
Roma-Bari 2010.
[4] Questa e le altre citazioni da
lettere di Goethe sono tratte da “Dicembre 1787 – Corrispondenza” in J. W.
Goethe, Viaggio in Italia, pp. 497-499, I Meridiani Collezione, Mondadori,
Milano 2006.